La scelta del mezzo pubblico al posto dell’auto è tendenzialmente economica, dettata da cause di forza maggiore cui ci si sottrarrebbe in realtà molto volentieri: la libertà di orari, di movimenti, di carico data dall’auto è qualcosa che si sacrifica certamente a malincuore. D’altra parte, lo stress e il non indifferente dispendio in carburante hanno un potere deterrente nell’utilizzo di veicoli privati.
Non si può avere tutto, direte voi. Qualche voce fuori dal coro, però, ci indica che un giorno un’alternativa potrebbe materializzarsi, grazie alle auto a guida autonoma.
Per i pendolari, le auto che si guidano da sole sarebbero una vera rivoluzioneImmaginate di uscire da lavoro, avviare un’App sul vostro smartphone e richiedere un trasferimento dall’ufficio fino a casa. Esattamente come se fosse un taxi, ma su corsie dedicate, con l’indicazione in tempo reale sul vostro telefono di quanti minuti vi rimangono prima di arrivare a destinazione e senza tassisti aggressivi che sembrano usciti da Duel di Steven Spielberg.
Auto senza pilota, senza autista, solo passeggeri. Serenità, comfort, rapidità: praticamente un salotto semovente. Una vera e propria rivoluzione per l’architettura stessa delle nostre strade e per il nostro modo di interagire con i veicoli. Sembra un sogno: ma è davvero soltanto un sogno?
Secondo un white paper diffuso da KPMG, uno dei leader mondiali nel settore dei servizi professionali alle imprese, le auto che si guidano da sole potrebbero non essere così irrealizzabili come pensiamo. Lo studio elaborato da KPMG in collaborazione con il Center for Automotive Research (CAR) si basa su interviste a più di 25 leader di pensiero, dirigenti dell’automotive e dipendenti governativi.
Accanto a Google (qui sopra, la prima Google Car), anche i produttori di auto (in particolar modo Ford, Audi, Mercedes e Toyota) si sono ingegnati nello sviluppo e nell’applicazione di tecnologie in grado di rendere più autonome le proprie vetture, comprendendone l’incredibile potenziale nella riduzione del tasso di incidenti e nello snellimento del traffico.
Le soluzioni sensor-based, infatti, intervengono laddove l’errore umano è più probabile (velocità molto basse e velocità molto alte, vale a dire nel traffico urbano e sui lunghi tratti autostradali) e lo prevengono basandosi sui dati ricavati dall’esterno tramite videocamere, radar e altri strumenti del genere. Questi sistemi, integrandosi con quelli connectivity-based (comunicazione in tempo reale fra veicolo e veicolo, V2V, e fra veicolo e infrastruttura, V2I) rivoluzionerebbero positivamente la sicurezza e la mobilità stradale nelle nostre città intasate di auto, dove i tassi di incidente non fanno che salire col passare degli anni.
Dov’è all’ora l’inghippo? Cosa rende ben lungi dal compiersi il passo che porterà dalle tecnologie di guida sensor-based alla creazione e diffusione di vere e proprie self-driving cars?
Secondo KPMG i punti problematici sono diversi:
a) Guadagnare la fiducia dei consumatori. Come ogni tecnologia rivoluzionaria, anche questa, per quanto efficiente ed economa, ha bisogno di tempo per essere digerita e di una vera e propria ristrutturazione mentale da parte degli utenti finali. Tanto più perché con la sicurezza non si scherza: queste tecnologie dovranno rasentare la perfezione.
b) Vedersela con i veri amanti dell’automobile. Per chi adora guidare e vede nell’auto la realizzazione della propria identità personale, l’autonomous driving potrebbe non essere recepito con molto entusiasmo.
c) La produzione di massa. Anche le case automobilistiche dovrebbero completamente rivoluzionare il loro modo di proporsi sul mercato e trovare nuove strategie per affermare la propria competitività, segnalando il proprio valore aggiunto. Prima di poter fare ciò, c’è bisogno di definire degli standard, di creare automatismi nella produzione e nelle vendite, abbattendo i costi per proporre un vero prodotto di massa.
d) I problemi legali. Se non c’è un conducente, e dunque una persona fisica responsabile del comportamento del veicolo, cosa succede se questo ha un sinistro? È evidente che anche le compagnie assicurative dovrebbero completamente ridisegnare i framework di riferimento su cui sono abituate a operare.
Punti critici: customer engagement, produzione di massa, assicurazioni
Secondo l’ipotetica linea temporale tracciata da KPMG, i primi veicoli con tecnologie V2V/V2I potrebbero essere lanciati a partire dal 2018, mentre una penetrazione e un’integrazione sufficientemente profonda di questi sistemi nel mercato, tale da vedere le prime applicazioni di guida autonoma, non si verificherà prima di dieci anni.
Chissà se le previsioni dell’azienda olandese si avvereranno; nel frattempo, godiamoci i fantasmagorici concept tirati fuori dalle grandi case automobilistiche, come questa sensazionale Chevrolet, rivestita di notte fonda.